• Truia SPQR
  • Superare la Modernità
  • (Evola da 'Cavalcare la tigre' al XXI secolo)
  •  di
  • Giovanni Sessa
  •  
  • I veri pensatori, quelli che segnano profondamente la loro epoca, si distinguano dagli uomini di pensiero ‘comuni’ per il tratto profetico che connota la loro proposta speculativa. La profezia è costruita, oltre che sul dato intellettuale, sulla dimensione emozionale. Il pensiero profetico, per definizione, non può ambire al tratto della ufficialità, al contrario destabilizza, è pericoloso in quanto mette in discussione i valori fondanti di un’ intera età.  Manlio Sgalambro, filosofo di Sicilia, riconobbe in Julius Evola, tale dimensione poetica ed emozionale. A centoventi anni dalla nascita del pensatore tradizionalista, nessun uomo libero che si sia confrontato con le sue pagine, può negarne la straordinarietà. Per la stessa scolastica tradizionalista, Evola rappresenta l’eccentricità, con il suo costante porsi oltre la semplicistica deprecatio temporois, oltre la mera descrittiva della crisi, in una posizione di aperta ed attiva rivolta contro il moderno.

 

  •     
  • Il file rouge che effettivamente tiene insieme le diverse fasi del suo itinerario spirituale ed intellettuale, va individuato nella tensione iperbolica al superamento dello stato presente delle cose. Colse perfettamente nel segno Piero Di Vona, uno dei primi studiosi ad aprire in ambito accademico il dibattito intorno ad Evola, nel rilevare come Cavalcare la tigre, debba essere considerato il libro di sintesi della proposta evoliana: in esso, a metà del secolo XX, il filosofo aprì un serrato confronto con la cultura coeva e con fenomeni sociali ed esistenziali regressivi, giungendo ad indicare il compito che l’uomo differenziato avrebbe dovuto perseguire: non limitarsi a sopravvivere alla modernità, ma mirare a superarla. Nelle pagine del volume, pregne della consueta giovinezza spirituale del pensatore tradizionalista, viene individuato nel recupero della physis, del cosmo-natura classico, il luogo da cui tentare di far procedere un Nuovo Inizio europeo.

  • Il soggetto evoliano ha assunto nel corso del tempo nomi diversi, individuo assoluto, uomo della Tradizione, uomo differenziato, ma la realtà spirituale sottesa a tali indicatori è la medesima: si tratta dell’uomo centrato, il cui egemonicon dirige e controlla la dimensione pulsionale e desiderativa. E’ il perfetto platonico, uomo dall’animo ordinato, cui il filosofo ateniese attribuiva il ruolo di guida della Città. Questi pensa e vive il mito come precedente autorevole, esempio sul quale costruire nell’azione la nostra presenza nel mondo. In tal senso, il passato è liberato dalla collocazione semplicemente retroattiva, tipica delle concezioni necessitariste della storia, e torna a mostrasi non più come inizio, ma come origine, sempre vigente nel tempo, il cui riproporsi è appeso al rischio che ogni scelta implica. Il pensiero di Evola è davvero uno degli esempi più luminosi di filosofia della libertà e della responsabilità. A tale qualità, inevitabilmente, l’uomo evoliano è rinviato dal confronto con l’abisso dei possibili. Il “viaggiatore nella notte” di cui Evola dice in Cavalcare, attraversa l’oscurità rimanendo ancorato al modello antropologico tradizionale: ciò gli permette di trasformare “il veleno in farmaco”, mentre ‘cavalca’ la dissoluzione moderna evitando che lo travolga.
  • Il confronto evoliano in Cavalcare muove dalla realtà tragica del ‘mondo dove dio è morto’, dalle coperture economico-sociali del nichilismo, fino all’attraversamento della proposta di Nietzsche. Discute, il pensatore tradizionalista, mostrando una volta di più la propria vocazione europea, il collasso dell’esistenzialismo. In questo contesto, inserisce anche l’esegesi della filosofia di Heidegger (il filosofo svevo, neo-ontologo, avrebbe potuto essere un colloquiante di Evola, come recenti ritrovamenti di appunti hanno mostrato, è qui ridotto alla categoria, che non gli è propria, di esistenzialista! Si tratta dell’unica nota dolente di un testo cruciale), per procedere all’analisi della dissoluzione dell’individuo nella società del XX secolo e della regressione primitivista che l’accompagna. Le pagine più interessanti ed originali, probabilmente, sono quelle dedicate all’arte e alla musica, alle relazioni tra i sessi e al problema spirituale evidenziato dai fenomeni di ‘seconda religiosità’. Il pensiero evoliano si configura quale esempio di filosofia dell’esistenza, lo notò tra i primi Lami, mirata alla liberazione attraverso il superamento di una serie di fasi (certamente diverse, ma in continuità con quelle delineate in Fenomenologia), vissute sulla propria pelle dal pensatore. Il percorso dell’individuo evoliano è sempre fallibile, ma, al medesimo tempo, sempre possibile. Non è un dato definitivo, è conquista graduale e remissibile. Una posizione siffatta, nel corso degli anni, ha scontentato due tipologie di affezionati lettori evoliani, coloro che riducono, sic et simpliciter, l’evolismo a mera proposta politica, e coloro che la vorrebbero relegare all’ambito delle conventicole esoteriche. In realtà, alla luce di quanto detto, la proposta di Evola è essenzialmente esistenziale e antropologica, pur implicando, naturalmente, significative ricadute nella politica o nella dimensione realizzativa.
  • Dagli anni ’50 del secolo scorso, periodo nel quale Cavalcare fu scritto, abbiamo assistito ad una progressiva accelerazione dei processi dissolutivi della modernità. Essi, in qualche modo, furono profeticamente intuiti da Evola, ma dati i radicali cambiamenti intervenuti, è stato necessario procedere, sulla scorta delle sue intuizioni, ad un aggiornamento delle modalità di autodifesa, soprattutto a beneficio delle generazioni più giovani. Tale compito è stato assunto, in un recente volume da Gianfranco de Turris, Come sopravvivere alla modernità. Manualetto di autodifesa per il XXI secolo (Idrovolante, 2017). Oggi, alcuni intellettuali ‘progressisti’, hanno elaborato critiche di matrice ‘tradizionale’ al presente, sia pure in modo inconsapevole, dimostrando che la verità, per il suo carattere rivoluzionario, alla fine, finisce per mostrarsi a tutti, anche a chi si adopera per negarla. Il passaggio, verificatosi dagli anni Settanta, dalla modernità alla post-modernità, è il risultato del fallimento del progetto illuminista fondato sulla ratio. La ragione calcolante avrebbe dovuto liberare gli uomini dall’insicurezza nella quale erano fino ad allora vissuti. Nel mondo contemporaneo assistiamo, al contrario, al trionfo dell’insecuritas generalizzata: esistenziale, economica, politica. Il nostro mondo assomiglia a quello presentato da Borges in un noto racconto, La lotteria a Babilonia. Nella città tutto è pianificato, eppure la vita individuale e comunitaria è retta dal caso.
  • Siamo sottoposti alle sradicamento territoriale, nello ‘spazio dei flussi’ imposto dal neo- liberismo il consumatore assoluto è consumato dalla merce: desiderata messianicamente essa delude e rinvia al consumo infinito. La generazione y, dei nativi digitali, ha quale controparte, per le proprie richieste di certezza, i social network. Le relazioni forti, realmente formative, con genitori, amici e docenti stanno venendo meno, immiserite nella oniricità e virtualità dei ‘compagni di connessione’. Sotto il profilo psicologico è stata azzerata la funzione simbolica, e molti sono preda di pulsioni negative, che inducono all’omologazione. Assistiamo al trionfo del gender e al diffondersi di psicopatologie legate ai disturbi alimentari. L’Io, reso vacuo, si lega ad un presente di mero consumo, che determina l’apatia sociale e rende politicamente insuperabile il presente, proprio come auspicano gli uomini della governante transnazionale.

  • In una situazione siffatta risulta davvero esemplare il riferimento al pensiero di Tradizione. In esso, l’origine, con le parole di Benjamin, è meta, futuro da costruire in un’azione consapevole che muova dal singolo. L’evento deve poter realizzare, come suggeriscono Evola e de Turris, il possibile incontro del patrimonio tradizionale con la realtà metamorfica del mondo in crisi che abitiamo. L’esodo dalla modernità sarà, probabilmente, lungo, ma possiamo contare sugli esempi che il passato ci ha lasciato in eredità e su ciò che i libri che abbiamo discusso hanno testimoniato nel degrado del presente.