• dementi insani small

  • Sul sacrificio e sul sacro
  • di
  • Giovanni Damiano
  • L’anno scorso le Edizioni di Ar hanno dato alle stampe, con testo originale a fronte, un volume insolito sin dall’autore, che in effetti non è un uomo ma un codice di leggi, precisamente il Codice Teodosiano, opera gigantesca del V secolo e.v. che prende il suo nome dall’imperatore romano d’Oriente Teodosio II.  Ovviamente non di tutto il Codice si tratta, ma solo di parte del libro XVI, che riguarda in particolare la repressione dei culti ‘pagani’.  Da qui il nome completo dell’autore“Codice teodosiano XVI”. Anche il titolo, Dementi e insani, riprende un’espressione contenuta nel celeberrimo Editto di Tessalonica del 380, compreso sempre nel libro XVI del Codice.
  • E a proposito della già ricordata repressione del ‘paganesimo’, essendo ovviamente i cristiani ben consapevoli che per colpirlo al cuore bisognava vietarne i riti sacrificali, è quello che fecero con leggi via via più restrittive, tutte appunto riportate nel volume. Ma a sua volta il sacrificio apre l’immane orizzonte del sacro, le cui manifestazioni sono irriducibilmente sfuggenti, in quanto metamorfiche, molteplici e variabili, come testimoniava Eliade che, studiandone la fenomenologia, osservava che forse alla lettera tutto  – oggetti, gesti, funzioni fisiologiche, giochi, eccetera –  era una ierofania o poteva diventarlo.  D’altronde, non a caso presso i Greci poteva sacrificare chiunque lo desiderasse e avesse i mezzi per farlo, “anche casalinghe o schiavi” (Burkert), tranne che nelle cerimonie ufficiali e pubbliche. E in quanto ai luoghi, ogni spazio poteva diventare un santuario, uno hieròn; bastava che gli venisse riconosciuto un carattere sacro, per la particolare bellezza o numinosità del paesaggio o per la presenza di qualche segno che manifestasse il divino (tombe, alberi, rocce, sorgenti), e anche la casa privata era un luogo di culto.  Ora, è un dato di fatto che la persecuzione della prassi sacrificale abbia sancito il tramonto del ‘paganesimo’.  La “fine del sacrificio” (Stroumsa) segna l’avvenuto trionfo della rivoluzione cristiana e, insieme, il sequestro del sacro da parte della religione. Pertanto, c’è desacralizzazione solo dalla prospettiva religiosa, che confisca il sacro pretendendone il monopolio e confinandolo nel trascendente, dove oltretutto finisce per ipostatizzarlo, per ridurlo a un feticcio intoccabile e indiveniente.  In altre parole, è soltanto la pretesa di rinchiudere il sacro nel trascendente a desacralizzare l’immanente.  Per cui, ogni declino della religione libera il sacro, al contrario di chi invece, sbagliando, ritiene che la desacralizzazione sia provocata proprio dal collasso della religione. Ma c’è di più, perché in realtà, una volta che ci si pone fuori da ogni prospettiva religiosa,  ci si accorgerà che il sacro non è mai veramente scomparso, e la stessa eclissi del sacro, data già per imminente negli anni Sessanta del secolo scorso (ne parlava Sabino Acquaviva), era nient’altro che una illusione prospettica, dovuta al fatto di continuare a pensare al sacro in termini di religione e di trascendenza, e - cosa ancora più grave - di non riconoscerne la natura ubiquitaria e inafferrabile, che di conseguenza, come notava Elvio Fachinelli, fa sì che il sacro sia sempre ai margini della propria possibile eclissi e, insieme, aggiungo io, sempre sul punto di ricomparire, di manifestarsi nuovamente.  Per un nuovo inizio del sacro.


  • PRESENTAZIONE EDITORIALE AR:
  • Dementi e insani
  • Autore: Codice teodosiano XVI
    Titolo: Dementi e insani. La persecuzione delle memorie antiche
    Collana: Paganitas
    Prezzo: 16,00€

    “The triumph of barbarism and religion”, definisce il Gibbon la caduta dell’Impero romano d’occidente. Ma il trionfo politico della religione cristiana, se giunge all’apice con la redazione del libro XVI del 'Codex theodosianus', era già iniziato con la morte di Giuliano il Grande (361-363 e.v.) e poi con la soppressione dei collegi sacerdotali olimpico-capitolini e la rimozione della statua della Vittoria dal Senato, voluta da Graziano (382) su istigazione del vescovo Ambrogio.

    Compilato in nove anni per ordine di Teodosio II ed entrato in vigore l’i gennaio 439, il 'Codex theodosianus' è il compendio giuridico dell’“Impero cristiano”, la 'summa' delle leggi volute dagli imperatori a partire da Costantino I: una vera e propria dichiarazione di guerra totale a qualsiasi religiosità diversa dalla fede cristiana che, sino alla sistematizzazione di Giustiniano, segnerà il discrimine tra 'fas' e 'nefas' della nuova teologia politica.

    Per Teodosio II all’infuori della fede in Gesù non esiste giustizia, non c’è verità. La legge viene quindi da lui incaricata di svolgere, più che una funzione, una missione: di farsi apostolato forzoso a vantaggio della unità religiosa dell’Impero. Essa determinerà quella rovina, della tradizione religiosa ellenico-romana, che il Gibbon considera “l’esempio più significativo dello sradicamento totale di un residuo antico e popolare [...]: un evento incomune nella storia dello spirito umano.”