Questa ragazza siriana si chiamava Reem.
Reem Hassan. Laureata in letteratura, aveva conseguito un Master in inglese,
pittrice, era stata anche una presentatrice della Tv siriana,
poi era iniziata l’immane lotta contro gli ottantadue paesi
che in tutto il mondo contribuiscono a foraggiare
gli oltre centocinquantamila terroristi islamisti presenti in Siria
e Reem aveva scelto di arruolarsi
nell’esercito arabo siriano
per difendere la sua Patria e la sua gente.
Era una ragazza coraggiosa Reem,
una combattente dura e determinata,
ed è stata promossa più volte, sul campo, fino a divenire Generale.
Un Generale donna, come donna è il Vice Presidente della Siria.
Un Generale col mitra in mano.
Reem è caduta in combattimento, circa quarantott’ore fa,
nella piana di Al Ghab, a Ziyarah.
Ma ai buonisti e alle femministe non importa,
non è meritevole di alcuna commozione Reem perché la sua storia
non è di quelle politicamente corrette.
Reem non fuggiva, non aveva abbandonato la sua Patria e la sua gente
e non stava scappando su un barcone,
stivata come una pecora da un branco di negrieri.
Non avrebbe fruttato 35 euro al giorno agli amici
di Odevaine e non tirava la lacrimuccia
e la carità pelosa a un’opinione pubblica
sempre più disattenta alla stessa sorte che l’attende.
Nulla di tutto questo.
Reem era un guerriero che combatteva per la sua Patria
e il suo popolo ed è morta alla testa della sua unità d’assalto.
Troppo per dedicarle due righe su un giornale.
Ma il popolo siriano tutto e gli uomini e le donne libere
di occidente sono consapevoli della sua storia
e del suo enorme sacrificio.
Riposa in pace Reem, il sole sorgerà ancora
e l’alba avrà anche il tuo sorriso.
Non sei caduta invano.