• Il presente eterno cover tavoletta Heliopolis

  • Intervista di Luigi Sgroi a Sandro Giovannini
  • su:
  • “Nel presente eterno,   la felicità delle cose.
  • VII note di Sandro Giovannini al testo
  • di Giovanni Sessa su Emo
  • Heliopolis Edizioni 2014
  • (...riportiamo questa breve intervista del 2014 in quanto crediamo che esistano
  • e si confermino ancor meglio, 
  • a distanza di qualche anno, quegli interessi sull'interpretazione di Emo,
  • perfezionata da Sessa col suo libro 'La meraviglia del Nulla'...)
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  • Questa pregiata "tavoletta" in tiratura Heliopolis (200 copie numerate con copertine in nappa chiara e nera e legno traforato laser, prefazione di Romano Gasparotti) esce in contemporanea con il libro di Giovanni Sessa: “La meraviglia del Nulla. Vita e filosofia di Andrea Emo”, Bietti, Milano, 2014 e tende a rimarcarne alcuni plessi logici, in una dialettica costruttiva e serrata. Ciò fa rilevando tale lavoro organico sul filosofo veneto, condotto da Sessa con determinazione ed efficacia notevole, sia per le implicanti risonanze filosofiche di contesto storico che per l’unicità/esemplarità della cometa/chimera emiana, ricca di una forza imaginale potente che non concede nulla all’ovvietà, comunque paludata...   Poniamo allora all’autore di questo piccolo libretto filosofico alcune domande per chiederne ragione.

  • 1D) La prima domanda tende a verificare il metodo di questo libretto. Perché non fare la solita recensione ed avviare invece una disamina così puntuale, infatti determinatasi su 7 passi o, come tu li chiami, plessi logici, del discorso di Sessa su Emo?
  • 1R) Come diceva qualcuno in realtà noi non siamo che interpretazioni di interpretazioni. Ma al di là della china esaltante e vorticosa di questo pozzo dell’essere, ho cercato d’evitare il clinamen ancora più depressivo con la solita panoramica riassuntiva, utile forse per chi non ha mai letto una pagina di Emo (e di Sessa), ma stucchevole al minimo per chi invece ha assunto Emo come una delle più importanti letture degli ultimi anni. Allora, nella sequela di un metodo che perseguo da tempo, sono entrato veramente dentro il testo (sempre in parallelo con la scrittura emiana) ed ho cercato di cogliere la sostanza di alcuni dei punti per me più importanti. Ovviamente in tal modo ripercorro solo alcune delle potenzialità in gioco, ma dal punto di vista che mi sta veramente a cuore - ovvero il determinarne una sorta di compatibilità con alcune altre ed alte vette di pensiero - e credo, così, di averne indicate tra le più significative. Ad esempio perdo molto della necessaria contestualità filosofica, del dibattito di molto contenuto e non solo di poca forma rispetto al periplo dell’idealismo e poi dell’attualismo, ma mi insedio invece fortemente sul crinale massimo del rapporto Nulla-Essere. E’ qui che si gioca, a mio avviso, la partita decisiva non solo della verità interpretativa ma anche della fortuna filosofica di Emo, perché è qui che entrano in gioco i rapporti con i cosi detti (in primis) cristianesimo dionisiaco e/o nichilismo mistico. Così detti appunto da chi ha cercato legittimamente di spiegare Emo, anche alla luce del suo (e nostro) contesto e che spesso non potendo seguire con sufficiente rigore la straordinaria lettura - giustamente implicante e complicante - che ne da l’esegesi dei suoi curatori ufficiali Donà e Gasparotti e che viene appunto inquadrata da Sessa in una complessa trama di riferimenti con un coraggio forte nell’esame contestuale di similitudini e di discontinuità, nella profonda immersione nel pensiero del filosofo veneto non vede quel quid che è veramente oltre tutte le cortine di sbarramento pregiudiziali e letteraliste.
  • 2D) Allora, se è questo il fulcro del tuo percorso interpretativo ritorniamo al rapporto Nulla-Essere.
  • 2R) Non vorrei mostrare una sicumera risibile nell’affrontare in poche righe quello che reputo il tema centrale delle migliaia di pagine emiane e delle centinaia di Sessa, con la mia fervente pochezza… e quindi vedo come mia unica possibilità indicare in una veloce metafora scritturale l’avvicinamento a questo pensiero. Mi ha colpito infatti, rileggendo Prospettive della Tradizione (Il Cinabro), un passo di Guido de Giorgio che, rispetto al tema di come noi oggi viviamo il presente (ovviamente a differenza di come si sarebbe potuto vivere in un passato neanche tanto remoto), dice:
  • “…Di modo che tra un passato morto e un futuro non ancora nato oscilla il crepuscolare presente, tramonto nubiloso e alba sbiadita a un tempo, insomma vera e propria pausa d’agonia. Da questa visione erronea delle cose deriva il mito dell’avvenire, la propensione verso ciò che non è, verso ciò che mai sarà perché in realtà il presente solo, assorbendo il passato, è il punto dinamico, tutta la prua della nave che fronteggia l’orizzonte ma non lo raggiunge mai.”.
  • Qui, al di là della straordinaria consonanza ritmica, che non è maliante illusionismo ma illuminante scansione, più forte di tutto, non trovo l’argomentare logico, perché sarebbe forse facile e quasi persino automatico, nell’epoca del nihilismo inverato e di un’epoca che, comunque la si giudichi, è pur tuttavia di sgomentante trapasso, ribattere su ciò che de Giorgio dice del presente incompreso, prima e dopo questo capoverso, quanto essere folgorati dalla mitopoiesi dell’immagine. La prua della nave fronteggia in un ‘presente eterno’, l’implacabile orizzonte. Non è ferma, (infatti è in movimento), ma non lo raggiunge mai… La dicotomia tra funzione ed essenza, tra Divenire ed Essere, persino nella complicanza estrema del Divenire entro L’essere noichiano, che può benissimo essere letto in Emo come un Nulla in continuo atto, e che quindi ben, innegabilmente, traspare affermandosi nella sua esistenza, tutte dimensioni forse non assolutamente riducibili ma evidentemente mai refrattarie al confronto dialettico, scompare… diviene pericolosa e deviante illusione ottica dell’orizzonte mai raggiunto… in quanto curvo
  • 3D) In che senso, allora, Emo si pone rispetto al presente filosofico, alla discussione attuale?
  • 3R) Tra i due oceani continentali ed analitici in burrasca, Emo, certamente sempre sui generis idealista ed attualista, penetra con il suo Nautilus per le mille leghe sotto i mari, ed ha il revanchismo razionale, la tragicità sorridente e la paranoia creativa di chi si è creato un universo rispondente perfettamente alle meravigliose chimere, non solo sue, ma, tramite la sua incomparabile follia interpretante, dell’uomo intero… Sessa riesce, con ineguagliata capacità di ricapitolo e confronto, a renderlo leggibile, anche nella sua versione popolare (absit invidia…) e valida per i giovani… ovviamente per quei non molti, attuali, realmente pensanti, fuori dagli schemi…