• cover N SNOB OAKS

  • LE  EVOCAZIONI  DI  GIOVANNINI:
  • un arcobaleno che unisce l'arcaico al futuro
  • di
  • Marco Rossi
  • Affrontare seriamente una pubblicazione di Sandro Giovannini non è mai facile: complica tutto la complessità oggettiva del personaggio e la contiguità spirituale ed umana di chi scrive con l’oggetto in questione. Oh Dio! Parlare di oggetto non è certo una definizione accettabile, qui occorre parlare piuttosto di un personaggio, una personalità straordinaria che è nata e cresciuta all’interno del “nostro ambiente”…  Ahi!  Ahi!   Di male in peggio…  Si intende dunque utilizzare termini “politicamente scorretti” o che comunque dovrebbero essere sepolti nella inenarrabile spazzatura della storia, quando fascisti, comunisti, democristiani, socialisti e liberali (assai molto pochi allora..) si contendevano i destini di questa italica colonia orientale dell’Impero Americano, magari con urla e violenze varie, comprese le storie indecenti pubblicate nelle pagine delle Tardocronache dalla Suburra…  Non importa, su questo non intendiamo comunque spiegare un bel nulla: intenda chi è capace di intendere.   Questa straordinaria personalità poetica, artistica, militare e organizzativa, insomma culturalmente attiva e spregiudicata, assolutamente esplosiva e incendiaria nella propria intima prassi esistenziale e creativa, al sottoscritto ha fatto sempre pensare a quella analoga di Filippo Tommaso Marinetti, il celebre ideatore del Futurismo.   Secondo me, Giovannini è stato un vero e nuovo Marinetti che dalla metà degli anni Settanta sino a oggi ha fatto l’impossibile per far decollare una proposta artistica, letteraria, metapolitica (e persino umana..) e culturale in senso ampio per il nostro ambiente e questo libro N-SNOB. Altre evocazioni   (OAKS),  racconta la storia delle plurali iniziative che Sandro ha guidato, sempre con successi clamorosi dal punto di vista spirituale e di realizzazione artistica, nel corso di mezzo secolo.   E’ però mancato il successo di massa?   Ma poteva esserci un successo di massa nell’era della globalizzazione tardo-capitalistica a trazione americana per questi contenuti?   Siamo seri...

  • Questo libro raccoglie dunque le cronache, rivisitate da Giovannini stesso, compreso i retroscena, della sua quarantennale opera di organizzatore incendiario dell’ambiente artistico e letterario del nostro ambiente: gloriosa serie di battaglie, più o meno eroiche (ma tutte segnate da un epos arcaico e infantile straordinario...) che hanno coinvolto centinaia di persone: dall’Heliopolis ai Poemetti corali covati all’ombra delle foreste casentinesi, dai quaderni di poesia a Letteratura (ancora una volta della suburra...), alle pubblicazioni dei rotoli romani, alla scuola di scritti tradizionali, ancora a Letteratura-Tradizione (che ha coinvolto tutto il nostro ambiente per un decennio...) a mille altre iniziative, ultimamente ben ancorate ai siti Web, senza dimenticare la concretezza anche di un ritorno alla scultura e alla composizione polimaterica (così l’avrebbe definita il grande pittore futurista Enzo Benedetto..).

    In questo libro però c’è ben altro: vi troviamo infatti anche dei saggi nuovi e delle poesie inedite. Come sempre le pubblicazioni di Giovannini saltano tutti gli schemi e ci impongono un minimo di confronto che è dialogo, provocazione e dono.   Partiamo da una precisazione propedeutica: seguendo la logica kantiana (precisamente dalla Critica della ragion pura...) dobbiamo ammettere che Sandro è dotato di una capacità innata sia per il giudizio analitico a priori che per quello sintetico a priori, quest’ultimo assai più importante e che Kant descrive come il criterio principe per giungere alla verità relativa (ma assoluta in quel caso preciso) del fenomeno... invece il sottoscritto è piuttosto idoneo al ben più prosaico giudizio sintetico a posteriori, appunto quello degli empiristi e di conseguenza della storia, dove tutti siamo per forza costretti a fare sintesi – più o meno grandi – di avvenimenti che sono già accaduti.   Ciò significa che Giovannini ha una predisposizione organica per la filosofia, e non solo per l’arte, mentre io rimango alla storia (anche se mi picco di essere anche poeta, per nulla ermetico, ma piuttosto narrativo, com’è stato in Italia il Pavese di Lavorare stanca).

  • I saggi di Giovannini sono però complessi anche per il procedere concettuale che sceglie.  Ovvero, sceglie?   Non credo: penso che sia piuttosto la sua equazione personale a costringerlo. Così Sandro comincia una affermazione, ma subito si rende conto che quel che dice potrebbe essere interpretato in più modi, talvolta opposti, allora si ferma e tenta di chiarire per evitare gli stravolgimenti più clamorosi, ma anche il chiarimento si apre a letture multiple, alla fine si rischia il kaos concettuale ma, per fortuna, giunge l’intuizione folgorante (dove linguaggio e significato miracolosamente si reggono..) e così si procede.   Più che Kant forse si dovrebbe rammentare il Fichte del cattivo infinito o ancora meglio l’Hegel della Fenomenologia dello spirito.   Si tratta comunque di un intimo incrocio tra la poesia e filosofia e comunque resta un modo personale per affrontare l’antico e eterno problema della filosofia: come si fa a comunicare verità e realtà, le quali spesso chi legge non ha mai sperimentato, con il linguaggio?    Socrate decise di non scrivere, qualcuno optò per la poesia, altri si decisero per l’aforisma, il genio di Platone inventò i dialoghi scritti; i meno dotati, forse, si rassegnarono al trattato…   Per la filosofia seria, sia ben chiaro, questo problema non è affatto risolto neppure oggi.
    I tre saggi di Giovannini sono comunque intriganti, riguardano l’Italia, la democrazia e la fantasia del complotto: sono riflessioni alte e dolorose e gli argomenti si intrecciano più di quanto appaia ad una prima lettura.   Così la democrazia alla fine si riduce a  “Una élite (che) si determina per forza propria, ovvero con la stessa forza con la quale si determina la cupola mafiosa cosmopolita che oggi globalmente ci governa, tramite la quale guadagnano miliardi le varie consorterie, che poi finanziano in tutto il mondo i loro conseguenti progetti sovversivi, il tutto in mano ad un 1% della popolazione mondiale.” (p.117)   Affermazione che già il benemerito Luciano Gallino, da poco scomparso, ha descritto nei suoi libri in tutti i modi possibili e immaginabili, e naturalmente non ascoltato dalla sua sinistra, oramai organicamente politicamente corretta al turbo-capitalismo globalista.    Sulla fantasia del complotto Giovannini, a parer nostro giustamente, fa poi realisticamente rilevare che “La realtà, fuorché in casi del tutto straordinari, sempre possibili, supera abitualmente la fantasia, anche la più fruttuosa.”  (p.129)     Osservazione, per chi conosce davvero la storia, di una evidenza lapalissiana che però, ai nostri giorni, è diventata assolutamente inaccettabile.   Infine l’Italia, il nostro amore e male comune.  Sandro parla del nostro karma e purtroppo è veramente possibile che abbia ragione, anche se inerpicarsi in questi terreni è pericoloso anche forniti di intuizione intellettuale: comunque è senz’altro vero che il karma dell’impero romano l’abbiamo tutto sul nostro rugoso groppone; una volta spietati signori del mondo oggi forse subiamo le conseguenze della nostra incontenibile hybris, l’ecumene dell’Impero e di Roma eterna e il Limes, cifre indelebili tutte ben stampate nell’archetipo animico di ogni italiano.

  • Così Sandro: “Anche per questo, non si dovrebbe in realtà essere troppo severi con alcuni popoli, che ammaestrati una volta dalle tragiche sconfitte (vedi l’Italia) lo sono attualmente dagli occhiuti (ma non meno disperanti) mercati, quando non dall’innegabile ed arrogante dominanza, più o meno paludata, e più o meno rivestita dei panni puliti dell’amministratore condominiale o del medico della mutua. Chi perde – per qualsiasi ragione – le partite della storia s’autocondanna, volente o nolente, all’insignificanza, alla subalternità, persino a volte al cosciente servilismo, deviandosi dove meglio possa ancor gratificare se stesso almeno con il miglior livello di vita possibile.”  (p.137)  Parole sante e spietate, come sempre impone l’inevitabile ferocia della storia, purtroppo della nostra storia di italiani…  Alla quale vogliamo sadicamente aggiungere l’onta eterna (e per quanto ancora dovremo scontare nel karma…) dell’estate del 1943 e dell’otto settembre…  L’Italia eterna che può sopravvivere in modi servili, furbastri, più o meno viscidi, artistici e culinari (pizza e mandolini eterni…) è senz’altro quella che il grande Giuseppe Prezzolini descrive nel suo ineguagliabile L’Italia finisce ecco quel che resta, pubblicato a New York nel 1948, appena finita la bufera della seconda guerra mondiale.

  • Giovannini urla il suo dolore per il nostro paese anche in versi superbi ne Lo sgomento italico, dove la naturale alchimia di poesia e filosofia, caratteristica della sua anima, denunzia: "Un popolo mitemente devirato / Lavorato ai fianchi da duemila anni / Che non ha più sogni né speranze", e  ancora:  "Tra legulei / E cialtroni / Sconteremo per altri duemila anni / La legge del karma / Che ci vide / Un tempo signori. / Ora siamo servi di maggiordomi / Addomesticati a dovere / Per illudersi di sopravvivere / Biascicando lividi / Sputacchiamenti / Nell’orgia della falsa parola / E dei desacrati rituali."    (pp. 156-157)    La desolazione e l’amore struggente per il proprio paese, per la Patria, che condividiamo totalmente, ci inchioda dunque al nostro destino di italiani del Kaly Yuga, dell’età oscura dove tutto sembra sciogliersi in calcoli finanziari e, appunto, “nell’orgia della falsa parola”; ma la luce dello Spirito, o comunque lo si voglia chiamare, In questo scontro d’incivili  non manca di suggerire che la trascendenza, immanente e non, pur permane nel fondo dei nostri cuori, come un intatto segreto fatto “d’infiniti ingenui eroi / colpevoli solamente di credere”.

  • Così la parola vera di Sandro ci ammonisce: "Tu però / vorresti sorridere / a chi ha ancora il coraggio / nonostante il diluvio e tutto il fango… / e ne hai piena ragione ché t’è rimasta intatta / sia la matrice inesausta di un viver giusto / nella sua ragione prima che non spintona frigna prega / che l’inquieta saggezza di chi sapendo non arraffa".   (p. 164)

  • Questo libro di Giovannini è dunque un possente arcobaleno che unisce cuori ed anime dolenti, ma vive, fatto di filosofia, arte, poesia e generosa apertura verso un futuro che possa tornare a distinguere l’oro dal fango, la dignità e l’amore per l’Italia e per un Occidente romano e cristiano: insomma una scommessa infinita lanciata tra i piedi dei nostri nipoti.