• Galli

  • Giorgio Galli, intellettuale libero
  • Un volume collettaneo celebra il politologo milanese
  • rec.  di
  • Giovanni Sessa
  • Giorgio Galli è stato uno studioso poliedrico. La sua produzione intellettuale è centrata sulla ricerca scientifico-accademica, ma è mossa dall’interno da ciò che i classici chiamarono curiositas, da un’attenzione non comune per tutto ciò che, nel mondo della cultura, della politica e delle relazioni umane, si muoveva attorno a lui. Lo si evince dalla lettura di un volume collettaneo in suo onore, AA.VV., Politica e culture “altre”. Giorgio Galli, l’intellettuale curioso, pubblicato da Biblion Edizioni. Il volume è curato da Rossana B. Mondoni e Vinicio Serino, prefato da Maurizio Belpietro e chiuso dalla postfazione di Stefano Bruno Galli (per ordini: info@biblionedizioni.it, pp. 228, euro20,00). Essendo molteplici gli interessi di Galli, il libro raccoglie contributi di accademici, giornalisti, politici, quali Sala, sindaco di Milano, di studiosi di esoterismo e di letteratura fantastica. Il testo è diviso, per tale ragione, in sezioni: I ricordi, Il professore, Lo storico, La società umanitaria, Politica Esoterismo e Culture “altre”, Politica ed elezioni.
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  • L’apertura intellettuale del personaggio è stata tale che, uomini dalle formazioni più disparate, hanno potuto trarre dalla sue pagine insegnamenti preziosi. Lo mostra, in prefazione, Belpietro. Questi ricorda come gli articoli di Galli, comparsi nella rubrica che lo studioso teneva su Panorama, abbiano esercitato su di lui, fin dalla prima adolescenza, un’influenza profonda, nel frangente storico dell’Italia degli “anni di piombo” e delle stragi. Il noto giornalista ammette: «Ho imparato (da Galli) che cos’erano la politica, le trame, il terrorismo» (p. 10). Quando Belpietro giunse, nel 2009, alla direzione del settimanale, Galli, aggiunge a malincuore il Direttore, si dedicava ormai esclusivamente alla saggistica. Interessante e sentito è il contributo di Francesca Pasini Galli. La critica d’arte ricorda che il suo primo appuntamento con Giorgio fu motivato dalla pubblicazione di un suo volume dal titolo profetico, Tra me e te. Libro galeotto, in quanto tra i due sbocciò l’amore che dal 1990 è durato fino all’ultimo giorno di vita del politologo. In particolare, la moglie di Galli si intrattiene sul volume, Il capitalismo imperfetto. In esso, l’autore chiarì che, nella società contemporanea: «decine di milioni di persone […] hanno l’illusione della libertà d’iniziativa economica […] mentre non sono che rotelle dell’ingranaggio del capitalismo diffuso dalle 500 multinazionali egemoni» (p. 16). Galli comprese che anche l’arte, in tale contesto, avrebbe risentito del disordine predatorio imposto dalle Fratrie transnazionali, incapaci di integrare in sé il “femminile” costitutivo dell’ “economia informale”, quint’essenza di ogni produzione creativa e intellettuale. Il campo di battaglia politico-culturale contemporaneo è, pertanto, da individuarsi nella dimensione estetica. Tesi non dissimile da quella del filosofo francese Bernard Stiegler, stante la lezione del suo, Miseria simbolica.
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  • A loro volta i curatori fanno notare che la curiosità intellettuale indusse Giorgio ad occuparsi perfino di un pensatore marginalizzato, quale il neo-pitagorico Arturo Reghini, per non dire del suo interesse per Julius Evola, considerato il “maestro segreto” dell’ultradestra. Con Foucault, il politologo è stato latore del sogno di una nuova età della curiosità. Francesco Menna, che fu allievo dello studioso, ricorda che all’Università egli: «teneva corsi ed esami sul pensiero reazionario […] apriva discussioni su Mably, Morelly, l’anti assolutismo nobiliare» (p. 123). Aldo A. Mola si occupa del coraggio mostrato dallo scienziato della politica nel dibattito giornalistico che imperversava in Italia al tempo della loggia “P2” di Gelli, interpretandola, contro la vulgata imperante, quale: «camera di compensazione per grandi affari […] collocati in una prospettiva di lotta al comunismo» (pp. 111-112). Per Galli, comunque, non esisteva, lo spiegò a chiare lettere ne, La venerabile trama, un “piduismo” eterno. Il progetto della loggia in questione era riassumibile nel: «Governare senza essere al governo» (p. 112). Non si trattava di un cancro del Grande Oriente d’Italia, tanto che ad un Convegno tenutosi in tema a S. Remo, lo studioso prese la parola contro un gruppo di facinorosi che avrebbero voluto, Gelli presente in sala, impedire lo svolgimento dell’evento. Intenzione della P2 era quella di surrogare la funzione formatrice delle classi dirigenti, fino allora esercitata dai partiti, in una fase storica dalla quale si evinceva la loro crisi. Il potere politico non riusciva più a rispondere alle istanze della società civile.
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  • Gianfranco de Turris muove dai contributi stimolanti e originali che il politologo produsse durante la collaborazione a «Linus» di Oreste Del Buono. Inoltre, fa notare che Galli fu tra i primi a cogliere come il brodo di coltura del terrorismo di sinistra andasse individuato nella contestazione giovanile del ’68. Precisa che, assieme a Tarchi, lo studioso presenziò, nel 1994, alla presentazione milanese del libro di un suo allievo, Fraquelli, dedicato a Evola, Il filosofo proibito. Scrisse, qualche tempo dopo, il saggio introduttivo al volume L’arco e la clava del pensatore tradizionalista e, addirittura, una prefazione al volume di de Turris, Elogio e difesa di J. Evola, in cui l’autore smentiva le tesi di Ferraresi, che individuavano un legame diretto tra pensiero evoliano e terrorismo nero. Ferraresi rispose piccato sul «Corriere della sera». De Turris conclude sostenendo che se nella sinistra ci fossero stati più intellettuali liberi come Galli, il confronto politico in Italia ne avrebbe beneficiato.
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  • Va ricordato anche il contributo di Daniele V. Comero, presidente dell’ISPG. Questi sottolinea l’importanza degli studi di Galli in tema di “flussi elettorali”, ripercorre le tappe che portarono alla nascita dell’Istituto stesso a partire dalla Fondazione Istituto Lombardo per gli Studi filosofici e giuridici. Ricostruisce, in ultimo, la storia della «Rivista Civica». Di rilievo anche lo scritto di Fulco Lanchester che si intrattiene sulla polemica intercorsa tra Galli, Sartori e Fisichella in tema di “bipolarismo imperfetto”. Con Francesca Pasini Galli è possibile affermare che dall’opera del politologo si evince, in sostanza: «la passione per la lettura, dalla politologia alla filosofia, alla letteratura, all’esoterismo, alla fantascienza […] alla storia di tutti e di tutte» (p. 15).   Un pensatore la cui opera non può essere dimenticata e rimossa.